Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

Networking è ancora una delle parole più in voga nel mondo del lavoro. Resiste a tutti i cambiamenti epocali in atto, dalla smaterializzazione dell’ufficio allo smart working, dalla digitalizzazione al coworking. E in nome del networking, ancora ore e ore della nostra vita possono essere immolate sull’altare di riunioni fiume, e cene dove poi si finisce stancamente a parlare di lavoro e dei colleghi, tra uno sbadiglio e una sbirciata all’onnipresente smartphone accanto al piatto, come una quarta posata, insieme a forchetta, coltello e cucchiaio.

Lungi da me negare che un minimo di conoscenza personale aiuti a lavorare meglio. E’ vero che aver incontrato un collega di persona poi rende molto più facile anche il lavorare in futuro in modalità remota, al telefono, o via web. E un contatto personale può diventare un’opportunità di lavoro.

E’ altrettanto vero, come sosteneva un mio ex collega “maestro” di networking, che la regola principale da seguire è sempre la stessa: passare il tempo con le persone con cui ci piace stare. Se devo fare fatica, forzarmi a sopportare dei colleghi, o potenziali contatti, solo per la speranza di poterne avere in cambio qualcosa in futuro, io preferisco lasciare stare. Preferisco identificare le persone che mi sono simpatiche, con cui sto bene, e stare con loro. Magari il network funziona lo stesso, male che vada passo il mio tempo in modo piacevole.

E nella mia esperienza, questo vale anche nello scegliersi i collaboratori con cui lavorare. Mi piace lavorare con persone innanzitutto brave e motivate, che sappiano fare il proprio lavoro, ma anche con cui si possa star bene, e che condividano i miei valori. E’ di qualche giorno fa la pubblicazione dell’intervista alla figlia del grande Steve Jobs, che descriveva come il suo fosse un padre insopportabile. Pazienza se, selezionando le persone con cui si sta bene, si rischia di tagliare fuori un Jobs. Tanto, in Italia si sa che non ce ne sono molti … di Jobs!!!

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